martedì 29 aprile 2014

Chi sono?

Quando decidi di iniziare a scrivere non sai mai come iniziare: perdi un sacco di tempo per trovare un titolo che faccia un certo effetto e non riesci a trovare qualcosa che ti garba. Ad un certo punto, visto che la pagina è ancora bianca e non hai scritto una beneamata, capisci che è meglio iniziare a buttar giù qualche riga, magari poi l'ispirazione ti viene (d'altronde il titolo è quasi sempre l'ultima cosa che si scrive, si tratti di un saggio, un articolo, un romanzo, ecc..). E' da molto tempo che non faccio "bloggheria" (concedetemi il neologismo, in onore della "gheggheria" del maestro Maccio Capatonda) e a dire il vero mi manca. Esistevano un tempo i blog di msn, quelli usati dagli adolescenti come un "caro diario" nell'era del digitale. Non voglio che questo spazio diventi un modo per raccontare le mie giornate, perché a nessuno importa né deve importare se ho problemi e (in caso) quali. La mia idea, però, è quella di un blog trasversale tra pensieri e/o riflessioni (politiche, civili, sentimentali), passioni, esperienze e...(perché no?) anche qualche confessione. Lo farò per me, per rileggermi, per rivedermi in qualcosa, anche perché credo che non ci saranno dei lettori e qualora qualche mal capitato dovesse atterrare qua dentro spero che non vada via a gambe levate. Sto pensando a questo blog come ad un campo di allenamento, per un progetto che prima o poi dovrò iniziare a tirar su. Riprendo un'idea lasciata in cantiere qualche anno fa, quando ho deciso di sopprimere ogni mia velleità letteraria ( per carità, forse è meglio così, ma parto dal presupposto che peggio di Fabio Volo non potrò mai essere, scusate la modestia).
Ho in mente un labirinto, devo solo capire come strutturarlo: uno o più centri? classico o moderno? Serve a proteggere qualcosa dall'esterno o a proteggere l'esterno da qualcosa? Deve essere una prigione o un rifugio? Quali le vie da percorrere? "Andando vedendo..."

Ho deciso di fare questo viaggio (forse anche introspettivo) con il nome di un personaggio della mitologia greca nel quale mi ritrovo molto, tale Aiace Telamonio. Ho personalizzato il nome utilizzando la "j" al posto della "i", per cui non scriverò "Aiace", bensì "Ajace". Da sempre ho avuto una particolare predilezione per questo personaggio perché anche se ha avuto un ruolo importante nelle vicende narrate da Omero, è sempre passato in sordina, a vantaggio ovviamente di eroi indiscussi come Achille, Ettore ed Ulisse. Mi ritrovo in Ajace perché era un guerriero determinato e testardo, l'unico forse che mai ha ricevuto aiuti divini in battaglia e che non possedeva particolari poteri, se non quello di poter contare solo su se stesso. Magari non era particolarmente furbo, come i suoi compagni, ma sicuramente uno dei più valorosi. Morto suicida per la convinzione di aver perduto l'onore in un atto di pura follia, ho sempre visto in Ajace una persona decisa, combattiva e coraggiosa, ma orgogliosa. Le lodi agli altri, lui era uno che si dava da fare e basta ed è per questo che ne ho fatto il mio personaggio preferito. 

Come post di presentazione non è proprio il massimo, ma da qualche parte devo pur partire. Concludo il mio esordio con una citazione che riassume un po' il guazzabuglio che ho appena scritto:

"Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore." (Haruki Murakami)