domenica 17 maggio 2015

La pace dei sensi...

Apro gli occhi, lentamente. Guardo il soffitto e resto immobile qualche istante. Una leggera brezza dal profumo di salsedine mi avvolge come un lenzuolo: una sensazione di freschezza mi avvolge. Mi rilasso e mi lascio cullare da quella sensazione di quiete paradisiaca. Giro la testa alla mia sinistra, nella direzione da cui proviene la luce. Vedo un balcone, spalancato, con le persiane abbassate in modo che entri l'aria e che la stanza sia in penombra: non c'è buio e non c'è luce. Continuo a rimanere immobile e tiro su lentamente un respiro a pieni polmoni, altrettanto lentamente lascio uscire l'aria. Richiudo gli occhi e inizio a fare questo esercizio di respirazione, ma per il solo gusto di respirare l'aria marina che la brezza mi porta addosso. E' un caldo pomeriggio estivo, saranno le 3 del pomeriggio a giudicare dalla luce. Mi trovo nella stanza di una piccola casetta in riva al mare. Fuori soltanto il suono delle onde che prima si stendono sul bagnasciuga e poi si ritirano. Una sensazione di pace mi avvolge e a poco a poco mi rendo conto che sta per prendermi nuovamente il sonno. Ad un certo punto, la porta della camera si apre pian piano e lei entra con passo lento per non fare rumore. Stringo appena gli occhi per osservarla. La porta aperta lascia passare un soffio di vento più forte che le tende del balcone sembrano prendere improvvisamente vita. Visione magnifica,..rimango immobile ad osservarla. Lei appoggia una mano alla porta e ricambia il mio sguardo. Questo gioco silenzioso lascia spazio ad una complicità inspiegabile. Con modo provocatorio si morde il labbro inferiore e porta una mano fra i capelli, arricciandone una ciocca con l'indice. Improvvisamente, mi rendo conto di non essere più in preda al tepore di prima, mi sento sveglio, sveglissimo. Con incedere lento viene verso i piedi del letto e appoggia un ginocchio sul materasso, di fianco al mio piede. Mi sale addosso gattonando finché il suo viso non si scontra con il mio. E' un attimo...le nostre labbra dapprima si sfiorano, i nostri respiri più intensi. Le mie mani scivolano lungo i suoi fianchi e via via sempre più in basso. Inizio a sudare; le mie mani sulla sua pelle sudata. Un'altra folata di vento ci rinfresca travolgendoci...l'inizio del piacere.

lunedì 23 marzo 2015

Verrà la notte e avrà i tuoi occhi.

...mi mancano le parole per descrivere il mio attuale stato d'animo. Un turbinio di sensazioni "stagionate" si mescolano a situazioni nuove. E' un liquore che sto assaggiando con curiosità, non so se mi farà male o se mi farà andare su di giri...ma quella sera, quella benedettissima sera passavo repentinamente dalla rabbia alla serenità quasi come si accende o si spegne un interruttore.
Eravamo vicini. Lei si stava rinfrescando le labbra con il rossetto. La osservavo durante questo suo rituale, quel movimento deciso ma accurato. Ero incantato. Guardavo le sue labbra e iniziavo a sentirmi svuotare. Con lentezza iniziavo ad alzare, senza rendermene conto, lo sguardo puntando agli occhi. Cercavo il suo sguardo, puntato sul display del telefono che le faceva da specchio. Sono stati attimi così fugaci che però si sono impressi cosi violentemente nella mia testa. Penso che avrei tranquillamente passato il resto della serata a guardarla. Ho pensato per un istante a quella scena del postino in cui Mario (guarda caso!!!) parlando con Neruda gli dice: "Più la guardavo, più mi innamoravo". Non so se per me è stato così in quegli attimi, ero talmente preso dal suo viso che non ho perso tempo a chiedermi cosa fosse quello che sentivo. Avevo quasi il fiatone, benché fossimo seduti, tiravo dei respiri profondi cercando di non farglielo capire. Deve avermi chiesto qualcosa, non so cosa ho risposto, non mi ricordo neanche la domanda, mi ricordo che facevo fatica a respirare normalmente. Lei è una di quelle ragazze che sa di essere bella, che sa fare leva con cognizione di questa sua caratteristica innata. In più è così solare, sempre sorridente e sempre piena di argomenti, quasi mai banali. Anche quando spara cazzate è di una bellezza disarmante, che ti spiazza con facilità. Difficilmente una ragazza riesce a spiazzarmi così facilmente. Con una sola mi succedeva. Continuavo a scrutare ogni movimento del suo volto, ogni smorfia...i pensieri che andavano e venivano. Ad un tratto una scossa mi ha attraversato: volevo baciarla...assaggiare quelle labbra, anche solo sfiorarle. Il fiato sempre più corto...il cuore in gola...avrei voluto che il tempo si fermasse, restare prigioniero di quegli istanti. Mi sentivo come il fumatore in crisi di astinenza che trova un mozzicone e si fa quell'ultimo tiro velocemente ma intensamente. Potrei continuare a parlare, a scrivere di quell'attimo, ancora a lungo, ma credo che si imprimerebbe con ancora più forza quella serie di immagini nella mia mente. 
Ricordo che a quella sensazione iniziava a farsi strada una rabbia crescente. Volevo (voglio) qualcosa che non posso permettermi di avere ora. Devo stare al mio posto...non il mio ego, ma il mio super ego me lo impone. Cercavo un volto da ammirare, degli occhi da scrutare...e credo di averlo trovato. Come sempre mi succede, però, il tempo e la vita mi giocano contro. Anche stasera andrò a letto con il fiatone, anche stanotte dormirò poco. 



martedì 17 febbraio 2015

Quando la mente fa brutti scherzi


Sono sempre stato dell'idea che la mente non faccia altro che nasconderci alcune cose. Sono convinto che, per quanto possiamo credere di avere un pieno controllo di noi stessi (questo per i più fortunati...), in realtà abbiamo almeno due vite concomitanti, che talvolta si sovrappongono creando un corto circuito. Non so quanto la scienza sia avanti in materia di funzioni cerebrali e ancora non sono riuscito a concepire un pensiero chiaro circa il continuo  dualismo mente-cervello. Quello che noto, facendo riferimento alle mie esperienze/percezioni, è che in qualche modo, in alcune circostanze, la nostra mente elabori autonomamente e indipendentemente da noi, alcune immagini attingendo a tutte le informazioni che ci bombardano (e/o che ci hanno bombardato) tessendo connessioni abbastanza strane che rivediamo sia nei sogni, sia in quello che spesso definiamo "déjà vu" (ossia qualcosa di già visto). I meno suscettibili tendono a declassare questi fenomeni come, appunto, corto circuiti che ci danno la sensazione di vedere/vivere cose/esperienze già viste/vissute. Probabilmente molto dipende da quanto noi usiamo, quotidianamente, il nostro cervello per produrre immagini che in realtà non vediamo. Magari le mente più attive, più sognatrici, più fantasiose riescono a creare scenari più ampi di chi è "mentalmente pigro", o magari no, ma sta di certo che a pensarci bene, mi è capitato spesso di chiedermi subito dovo aver fatto un sogno: "ma com'è possibile che abbia sognato quel che ho sognato?" Così cerco tautologicamente di trovare una spiegazione plausibile alla sequenza di immagini e (perché no?) suoni di cui sono talvolta spettatore, talvolta attore protagonista, durante i miei sogni.
Così qualche settimana fa ho sognato di trovarmi in prato verde, completamente solo, vicino ad un albero, non altissimo, ma dalla folta chioma. Premetto di non aver mai visto quel genere di albero. Fatto sta che in questo mio sogno io vedevo qualcosa che sono più che convinto di non aver mai visto in vita mia. Ricordo solo la sensazione di pace avvertita in sogno sedendomi ai piedi di questo albero. Non so quanto questo sogno in realtà sia durato, ma il tempo sembrava abbastanza esteso. A parte questa immagine di serenità, con questo grande albero in mezzo a questo grande prato collinare, all'ombra di un sole di fine primavera tipico di fine mattinata, non c'è stato altro nel mio sogno. Ma lo ricordo ancora vividamente, cosa molto rara visto che in genere ciò che riesco a ricordare perfettamente sono gli incubi che tempestano il mio sonno. E ancora più stranamente, mi sono svegliato rilassato e sereno, come non mai, quasi come fossi rigenerato, "psichicamente" intendo.
La prima cosa che ho fatto non appena ho avuto un po' di tempo libero, è stato fare delle ricerche su internet per cercare di trovare, di capire, di che albero potesse trattarsi, ovviamente osservando una miriade di immagini su google. Improvvisamente, dopo un bel po' di tempo perso a vedere alberi di qualsiasi tipo, mi sono imbattuto in un'immagine molto simile, incredibilmente simile, a quella che mi era rimasta impressa in mente dal mio sogno. Ci clicco su per scoprire di che albero si trattasse. Scopro così che si tratta di un Carpino bianco. "Ora posso fare delle ricerche più mirate per capire come la mia mente abbia mai potuto vederlo ed, eventualmente, dove" - mi dico.
Mai visto. Questo albero non l'ho mai visto. Allora continuo a documentarmi, finché mi imbatto nella simbologia in generale, per sbaglio. Tagliando corto, scopro che nella mitologia celtica il caprino viene associato a quelli nati dal 4 al 13 giugno (e dal 2 all'11 dicembre). In pratica, il mio giorno di nascita ricade nel primo intervallo.

Ora, tralasciando la descrizione che veniva fatta in questo articolo relativo al carpino nella mitologia/astrologia celtica, so solo che dal punto di vista caratteriale mi rispecchiava nel 90% delle cose che diceva.

La cosa che più mi sta facendo riflettere è : perché? Com'è possibile una cosa del genere? Non sono un credulone, tendo ad essere abbastanza scettico su certe cose, ma questa (così come tante altre recentemente), non riesco a spiegarmela. Ultimamente sono particolarmente suscettibile e nervoso per diversi motivi, sto trovando difficile riuscire a rasserenarmi, anche solo 10 minuti. Ma sogno il mio albero, vivo in sogno una situazione di pace estrema, indisturbata...io nel sogno da solo, fuori dal mondo (da quale mondo?). Io dov'ero realmente quando dormivo? Nel mio sogno o nel mio letto? Se quella stessa sensazione di serenità (che mi mancava da tempo) è stata trasmessa dal sogno, mentre dormivo, alla realtà, dopo sveglio. Non l'ho capito ancora. So solo che la sensazione è stata molto piacevole e mi ha rigenerato.

Ora so che il mio albero è il Carpino Bianco e per ora va bene così.

"Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore. Ecco perché l’uomo stando vicino agli alberi, avverte una corrente positiva e rigeneratrice."
(Romano Battaglia)