domenica 19 maggio 2019

Inconcludente


Ho capito che personalità deve avere questo mio blog: la mia!
E visto che più vado avanti e più ho difficoltà a parlare ad aprirmi, a liberarmi, userò questo spazio come sfogo. Forse un giorno l'Erebo di Ajace potrà essere faro sulla parte più nascosta di me, quella che nessuno vede, che nessuno conosce. Sono tornato dall'Australia con qualche pezzo in meno. Ne ho lasciati ovunque e in più posti durante la mia vita, ma dopo la mia esperienza down under sono tornato diverso. Ero partito per ritrovare me stesso, per rimettermi alla prova, per uscire dalla confort one che mi ero ormai creato. Ho passato 4 mesi fantastici a Sydney. Dovevano essere due anni. Invece ho resistito solo 4 mesi. Troppo difficile sperare di farsi una vita lì, soprattutto se hai sorpassato i 31 anni. E sono tornato. Stesso lavoro di prima, stessa città di prima, stessi colleghi di prima.
Tornato migliore? Forse si.
Rimpianti? Tantissimi.
Rimorsi? Tantissimi anche quelli.
Dopo anni di esitazione, di lavoro da formica a mettere da parte i soldi senza tuttavia risparmandomi di vivere, ho mollato tutto e sono partito.
La verità è che non ce la facevo più, mi sentivo uscire pazzo. Avevo bisogno di aria nuova, più 'sana'. Avevo bisogno di realizzare qualche sogno, andare in Australia, vedere il Sydney Opera House, il Sydney Harbour Bridge, la famosa spiaggia di Bondy Beach...E l'ho fatto. Ho vissuto un sogno. Ogni volta che andavo in quei posti che da piccolo avevo sempre e solo visto in televisione, mi sentivo come se stessi in un sogno. Mi è capitato di piangere qualche volta, di sera, a vedere l'Opera House illuminato, sempre di colori e temi diversi e cangianti. Ho realizzato un sogno. Ma è finito presto. Ho fatto giusto in tempo a viaggiarmela da Sydney a Cairns in autobus. Ho conosciuto gente fantastica e visto posti meravigliosi. Se ci ripenso adesso mi si spezza il fiato in gola dalla paura di perdere quei ricordi, quelle immagini così vivide che mi sono rimaste impresse: Le spiagge incontaminate di Fraser Island, la gita in barca sulle isole di Withsundays e il lungomare di Airlie Beach.
Sono tornato cambiato, nell'anima, profondamente. Nel tornare in Italia, nel tornare alla mia vecchia vita, ho lasciato lì, in Australia, quel che restava del mio cuore. Le speranze, i sogni, la voglia di lottare, la voglia di riscatto, la voglia di ritrovare me stesso. Mentre salivo sulla scaletta dell'aereo a Melbourne, mi sono sentito venire meno. Come se quel che restava di me, mi stesse dicendo: 'tornaci da solo a quella vita di merda!!!'
Ho pianto al decollo, ho pianto durante il viaggio, in un aereo non tanto pieno, al buio della notte di non so quale cielo e non so quale nazione. Era partito per l'Australia come un disperato. E me ne sono tornato a casa come un perdente. Mi è mancata la forza, mi sono mancato io stesso.
La seconda notte in barca in una delle tante baie di Withsundays - credo fossero le 2 di notte - mi sono alzato e sono andato verso la poppa della barbca. Era una barca a forma di catamarano, non ne capisco granché di barche. Sta di fatto che mi sono seduto sull'estremità destra della lancia del catamarano, coi piedi a penzoloni sull'acqua. Le luci notturne della chiglia della barca illminavano il fondale marino. Non eravamo lontanissimi dalla barriera corallina. Il tripudio di vita dell'oceano notturno mi ha letteralmente rapito. E poi il silenzio, il rumore dell'oceano calmo che dondolava la barca, la brezza leggera, la luna, il cielo stellato. Ho chiuso gli occhi e ho respirato lentamente per non so quante volte. Mi sono sentito leggero. Lo spirito, l'anima, la vita, la felicità. Già, la felicità. Sensazione strana, fugace e difficile da 'ricordare'. Non so quanto tempo è durata quella sensazione, ma ero andato lì perché non riuscivo a dormire, perché ero troppo agitato e mi sono calmato. Le sensazioni negative hanno lasciato spazio a quelle negative. Dopo tanto tempo ho provato una sensazione di relax, di quiete interiore, di pace. Poi è arrivata l'alba, me la sono goduta. E' stata meravigliosa. Non avevo il cellulare, di proposito lo avevo lasciato sulla branda, sotto corperta. Il cellulare sarebbe stato una distrazione. Vi trovate a osservare la natura nel suo essere più intimo e che fate? Perdete tempo a cercare di vederla attraverso l'obiettivo di una fotocamera? Gli occhi, il cervello, la mente, hanno la capacità di scattare foto ben più vivaci di qualsiasi altro marchingegno elettronico. Gli spettacoli migliori ai quali ho assistito in vita mia, ce li ho in testa, non sul cellulare o sul computer. Quello che ho vissuto quella notte e quella mattina, è uno spettacolo che rivivrò con un'emozione indescrivibile, con delle sensazioni che nessuna foto potrà mai dare. E moriranno con me, saranno una parte di me esattamente come lo sono ora che scrivo queste parole. Non credo si possa cogliere l'essenza vera della natura se non si è capaci di comprendere che per quanto si possa 'catturare' un istante, che per quanto si possa imprigionare il tempo in una istantanea, quell'istante sarà comunque un istante morto o comunque senza vita.
Come al solito ho divagato, ero partito da A per arrivare a B, ma a B non ci sono mai arrivato. Forse sono in C, o addirittura in D o magari T.
I pensieri non hanno filo logico, non hanno trama, non hanno nessi. E mi sono lasciato trasportare dai pensieri nello scrivere. Ero partito come uno schema, per poi non rispettarlo. Ero partito con uno stato d'animo e mi ritrovo a chiudere con un altro.
Ero partito per l'Australia con delle idee, con delle aspettative, con degli obiettivi...e sono tornato senza nessuno dei tre. Inconcludente, come il discorso di stasera.